Vaporwave & Aesthetic

Yes Future (4U)

Uno sguardo al futuro del passato

Farsi beffe delle sovrastrutture, esaltando  funzionalità libertà di espressione a discapito della morale corrente e delle norme sociali, è una scia innovatrice che parte da lontano e arriva fino ai giorni nostri.

Come l’invenzione del dirigibile e del telegrafo diedero vita, ad inizio ‘900, ad una nuova rappresentazione mentale del tempo e dello spazio (cosa che porterà alla nascita delle avanguardie futuriste), così ad ogni rivoluzione tecnologica assistiamo a una nuova rivoluzione culturale.

Tra le correnti artistiche più ricche di carica innovativa e comunicativa del ‘900 ci sono quelle nate nel sottobosco underground degli anni ’70 (al tempo non ancora codificate dai media con il nome di Punk/CyberPunk), portate avanti da persone affascinate dalle nuove tecnologie usate per sperimentazioni in ambito artistico, dall’etica Hacker e dai racconti di P.K.Dick.

dick

Ed è proprio in questo contesto che in Ohio, lontano dai salotti avanguardisti di New York o San Francisco, nel 1972 si formano i DEVO.
La motivazione? “formare una band era un mezzo più immediato di auto-espressione, che richiedeva meno soldi e nessun permesso esterno.”

Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!

Gli esseri umani stanno devo-lvendo.

Questo è il motto dei Devo, la folle teoria della devo-luzione portata avanti da questi pionieri di quello strano mix di fantascienza eterea, cultura pop, bizzarri videoclip e irriverenza nei confronti della società conservatrice che è poi entrato anche nell’immaginario dell’estetica VaporWave.
Sprezzanti del buon senso, una delle loro Hit è stata la cover della celeberrima “Satisfaction”, devo-luta al punto che i DEVO iniziarono a sostenere che la propria versione fosse quella originale, precedente a quella degli Stones.

Il loro album New Traditionalists del 1981, con la sua estetica retrò proiettata nel futuro, anticipa molti tratti ricorrenti anche nella Vaporwave e in quella che sarà l’estetica cyberpunk degli anni ’80 e ’90 .

L’immaginario nascente fatto di grezza computer grafica, vettori, poligoni e colori fluo, in netta contrapposizione con lo stile hippie e la sua retorica si manifesta in maniera esplicita nell’album successivo, “oh no, it’s Devo” del 1982

Slack Off!

Una delle caratteristiche della filosofia dei DEVO è lo “Slack“, un atteggiamento pigro e scazzato che è alla base della religione parodia “Chiesa del SottoGenio”, a cui aderiscono Mark Mothersbaugh (il frontmen dei DEVO), David Byrne (leader dei Talking Heads) e il fumettista Robert Crumb.
Secondo questa strana e irriverente religione, lo “Slack” all’inizio è presente in ognuno di noi, ma lo “Slack originale” ci viene portato via dalla società conservatrice che ci impone di lavorare duramente per i suoi scopi.
Ritornare allo Slack invece ci consente di godere al massimo della libertà e del senso di indipendenza attraverso il raggiungimento dei propri personali obiettivi.

Aldilà del tempo e dello spazio

Sulla rete le distanze si contraggono, lo spazio smette di esistere e l’arte si slega dalla fisicità del suo supporto: niente dischi, tele, vhs, pellicole e statue, è tutto distribuito sulla rete in maniera VAPOROSA, in un costante presente infinito che attinge da tutte le culture e i passati possibili, reali o immaginari.

Tutto è replicabile, duplicabile, editabile e remixabile da tutti: il concetto di copyright viene messo in discussione in maniera drastica.
Il legame tra l’opera è il creatore diventa sempre più flebile, tant’è che molti artisti rinunciano anche a palesarsi, nascondendosi sotto una coltre di anonimato “mistico” (vedi Banksy, Liberato o i Daft Punk con i loro avatar Robot).

Non importa se sai suonare uno strumento, non importa se puoi permetterti di comprarlo: puoi imparare ad usare una versione craccata di fruity loops con un pc windows comprato all’auchan e copiare una base, incollarci sopra dei versi, non importa se in rima, e aggiustare tutto con l’auto-tune se non sai nemmeno cantare.

Puoi anche fare l’editorialista e non hai nemmeno bisogno di un giornale, e nemmeno di una notizia: ti inventi una bufala e la condividi e magari la notizia verrà copiata ripresa da qualche testata “ufficiale” , diventando “verità” (vedi Ermes Maiolica e prima di lui Luther Blisset, identità collettiva che si fece beffe di molti giornali e tv alla fine degli anni’90).

Non sai scrivere, non sai usare photoshop, ma ti basta una base meme e un app per comunicare al mondo il tuo pensiero, in maniera molto più libera e comprensibile ed immediata di quanto qualsiasi persona abbia potuto fare prima del 2010.

Move fast and break things

La libertà e la velocità esigono un prezzo molto alto : “la qualità”.

Sei disposto a rinunciare ad esprimere la tua vena creativa ed innovativa per preservare “la qualità”? Io no.

É qui che la Vaporvawe porta all’estremo questo concetto: glitch, poligoni senza texture e strambe palette sono parte integrante di quest’immaginario, legato agli albori della computer grafica e del w.w.w., quando la voglia di comunicare a tutti i costi aveva la meglio sui limiti tecnologici . I pc386, windows ’95 e MS Paint vengono elevati a reliquia, strumento di liberazione delle masse in un mondo che si digitalizza.

Mater artium necessitas – La necessità è la madre delle abilità

Siamo cresciuti idolatrando Mario Bros, un personaggio il cui design (baffi, cappello e salopette) è stato imposto dai limiti hardware del tempo (in pochi pixel sarebbe stato troppo difficile far distinguere le braccia e disegnare capelli e bocca), ma questo non ha impedito a molte generazioni di vivere insieme all’idraulico avventure meravigliose.

Lo stesso concetto di “fare necessità virtù” si può applicare a Pop X, uno degli artisti italiani più influenzati dalla Vaporwave: per farci immergere nelle atmosfere neomelodiche/destrutturate di una Napoli immaginaria, sceglie, con una strabiliante manovra di gestione del budget, di utilizzare come videoclip del suo brano “Litfiga” un realissimo e patinatissimo filmino di prediciottesimo caricato sul tubo da un ignaro (??) fotografo.

Previsioni del Tempo

Quale futuro ci aspetta?  Non lo sappiamo, dobbiamo necessariamente costruirlo come piace a noi, perchè non abbiamo bisogno di niente per fare tutto.

Riferimenti:
Immagine di copertina: J. R. “Bob” Dobbs, l’icona della Chiesa del SottoGenio
un sito bellissimo VaporWave
il sito di Diego Romano, autore dell’articolo

Sergio Pinto

"Sii il cambiamento che vuoi vedere". Questo blog nasce dal desiderio che internet sia un posto migliore, in cui le idee possano vivere in spazi più ampi dei box di un post social.

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