DUNE – Il Film
Dune: saga letteraria che amo dai primi momenti del primo libro fino alla conclusione postuma rispetto la morte dell’autore (si, con tutti i difetti del caso, la saga meritava una fine).
Il primo film di Denis Villeneuve mi è piaciuto molto. Spero che nel secondo interpretino al meglio lo spirito dell’opera, come hanno già fatto con il primo capitolo, non potendola per forza di cose rappresentare per intero così come è stata scritta.
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Dune sui libri
Soprattutto i primi libri sono fantascienza classica, alla Asimov. C’è un sacco di politica, filosofia e religione, molta strategia, e poca azione pratica.
Non è un libro d’azione, soprattutto all’inizio, non accadono fatti uno dietro l’altro a ritmo forsennato. Ed è una scelta assolutamente consapevole.
Persino la figura di Leto II, l’Imperatore Dio, è una figura estremamente “lenta”, che si muove su secoli.
Il pianeta Arrakis coi suoi deserti, le notti gelate con le tempeste di sabbia, la sua filosofia spietata di vita e morte così dipendenti dall’acqua, il mistero dei vermi (e tutto quello che non sai su di loro), sono sicuramente più protagonisti di Paul.
E fanno molto ridere quei giornalisti woke alla Vice (che infatti ha chiuso) che parlano dell’ “ennesimo film su un messia bianco onnipotente”, poiché veramente non hanno neanche provato a fare 10 minuti di approfondimento.
Tradurre il primo libro (capolavoro) in un film
Villeneuve si è cimentato con l’irrapresentabile e ne è uscito vincitore. Non credo sia un traguardo di poco conto.
E lo ha fatto sia tramite colori scenografia e setting , che per aggiunta, come nel caso della cruenta e mozzafiato scena di preparazione alla guerra dei Sardauker imperiali.
Che cito senza inserire scene per evitare spoiler a chi ancora non ha visto il film.
Il film Dune è lento?
I libri di Herbert penso siano perfino più lenti del film. È Arrakis stesso, il pianeta su cui sono ambientati gran parte dei libri, a richiedere lentezza e meditazione.
Una gigantesca palla desertica con piccole oasi, spremuta al sangue della sua spezia da parte degli Harkonnen, con una popolazione indigena che vive l’alto deserto che si nasconde nelle ombre dei Sietch scavati nelle grotte rocciose.
Probabilmente la massa del pubblico odierno, con la curva di attenzione e la capacità di cogliere sfumature e dettagli azzerate dai social avrà difficoltà a godere del film.
Non parliamo di effettuare addirittura una seconda visione…
Personalmente però, lo considero una perla di questo ventennio e non vedo l’ora di vederne il seguito.
Magari può interessarti l’articolo che ho scritto sull’estetica di Blade Runner 2099, sempre del genio vivente Denis Villenevue.