Riviste
Oggi ho fatto una cosa molto anni 80 – 90: ho comprato una rivista cartacea.
Nel 2021 può sembrare assurdo, vista l’impressionante mole di blog, influencer, giornali online. Eppure è stato un gesto necessario.
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Riviste e Edicole Anni 80 – 90
Mi ricordo che in estate andavo in edicola con papà e Mauro, giravo e sfogliavo mille riviste. Era un rito l’edicola, la chiesa della Cultura. Anche con gli amici: si andava in fumetteria, e ci passavi i pomeriggi.
Comunque dopo aver visto e rivisto, sceglievo e di solito mi facevo comprare fumetti (Cattivik, X-Men, Sturmtruppen) o riviste (Cuore, The Game Machine, AELLE, Rumore, PC facile, Tutto Musica…).
Leggerli in spiaggia, o il pomeriggio a letto durante il “pisolino”, ti faceva scoprire mondi sinceramente nuovi.
Gli approfondimenti erano curati, le recensioni severissime non facevano sconti, anche i pezzi comici avevano spessore.
Compravi un prodotto culturale che poteva piacere o meno, ma aveva valore.
E capiamoci, non intendo dire che non ci fosse il trash, perché obiettivamente alcune robe lo erano. Ma allora non si vergognavano affatto di farne un vanto, e elevavano il genere tamarro a vette oggi inimmaginabili di scorrettezza politica.
Le tristi riviste del 202x
Oggi tutti i media dei grandi editori in versione digitale nella migliore delle ipotesi offrono un palinsesto costruito per internet: clickbaiting, scrittura semplice, commenti superficiali o prezzolati dal partito di turno, articoli scritti solo per i motori di ricerca, marchette retribuite travestite da recensioni, post che nascono per far incazzare (triggerare) la gente e far esplodere commenti e condivisioni sui social.
Le versioni cartacee sono identiche, se non peggio. Perché c’è più pubblicità che in un catalogo del supermercato.
E non sono certo le vecchie pagine di Postalmarket.
Dice che non è colpa loro
Dicono “è la crisi della stampa, non fa utili! Colpa di internet. Se non fa così fallisce”.
Non credo. E comunque non ci sto.
Dico che allora è meglio pagare il giusto per leggere cultura fatta bene, anziché avere merda gratis o semi gratis.
Non voglio pagare 120 pagine solo 5€, se trovo 115 pagine di porcherie.
Quindi settimana prossima arriva a casa Il Bestiario degli Italiani. 12 pagine di rivista a 5€.
Ne ho letto stralci e sembra venire da un’altra epoca.
E oggi per un giornale è un complimento.
Come è piccolo il mondo
Ho scoperto anche un paio di cose belle, che hanno confermato la apparente bontà del progetto. Appartiene allo stesso gruppo editoriale (indipendente) che pubblica l’Intellettuale Dissidente, che apprezzo molto per la sua linea senza compromessi. Gli scritti di Sebastiano Caputo sono di alto livello, ma più o meno l’intera redazione si contraddistingue.
Inoltre ho scoperto che sul Bestiario ci scrive anche Vittorio Ray: siamo amici su FB, non ricordo neanche come ci siamo conosciuti, ma so che è una buona penna (oltre che una bella testa).
Katia
Le premesse ci sono tutte, vediamo se mantiene le promesse.
Chiudo con un abbraccio alla mia cara Katia, che difende strenuamente la sua piccola edicola di quartiere, con l’augurio che le riviste belle tornino di moda, anche in edicola.
Edit 2023:
Sono passati due anni dalla prima stesura di questo articolo, e non è ancora cambiata una cippa lippa.
In compenso, se hai ancora più nostalgia di prima degli anni 90, ti invito a leggere la serie di articoli sui 50 anni dell’hip-hop visti dagli occhi di un adolescente negli anni 90.